Monopoli: una domenica da mordere
Dormire nel centro storico di un paesino pugliese come Monopoli, significa svegliarsi al suono delle campane, soprattutto di domenica.
Si passa dal silenzio, rotto solo dal canto del mare, al rumore della festa: può trattarsi di un matrimonio o semplicemente della Messa settimanale e alzarsi per andare a vedere cosa succede è un obbligo, oltre che un piacere.
I vicoli, di un bianco abbacinante, invitano a inoltrarsi per scoprire gli angoli, i colori e le voci. Sì perché Monopoli – come credo tutti i paesi della zona – parla! Dalle finestre, infatti, escono i discorsi, le discussioni, i lamenti dei bambini e le parole d’amore sussurrate. Già fin dal mattino presto, inoltre, si sentono i profumi di quello che diventerà il pranzo della domenica in famiglia: focacce, sughi, polpette e dolci a base di mandorle. La tentazione di bussare alla porta di qualcuno per assaggiare qualcosa è tanta, ma resisto e proseguo per ammirare le imposte variopinte, i fiori, il castello che affaccia sul mare un po’ agitato e continuo a camminare sul lungomare per respirare iodio e portarlo con me nella Torino autunnale.
Vista la temperatura ancora clemente, nonostante l’autunno e le nuvole che punteggiano il cielo, per pranzo scelgo di sedermi a un tavolo in un “chiasso” – tipico cortile dove le donne, un tempo, svolgevano la maggior parte delle mansioni casalinghe per risparmiare la luce elettrica e chiacchierare con le vicine – e ordinare qualcosa di buono. Una focaccia con mozzarella e prosciutto crudo, ad esempio, o un pasticciotto leccese: un dolcetto di soffice frolla riempito di crema.
Si dice che questo goloso dolce sia nato a Galatina nel 1945 quando nella pasticceria Ascalone, un po’ per caso, si utilizzarono i resti di pasta frolla e crema pasticciera per creare un piccolo e paffuto pasticcio, che piacque subito a tutti gli abitanti della provincia e divenne presto il re dei dolci del Salento. In realtà, però, non si conoscono le vere origini del pasticciato leccese e la sua nascita resta ancora oggi un mistero. La cosa certa è che questa delizia non è reperibile al di fuori del Salento – a parte qualche raro caso – e per gustarlo non resta che prepararselo da soli.
Pasticciotto leccese
Pasta frolla: 250 gr di farina 00 ,125 gr di burro o strutto, 125 gr di zucchero, 2 tuorli d’uovo, 1 cucchiaino di lievito per dolci, un pizzico di sale
Tagliare il burro a pezzi e lasciarlo ammorbidire a temperatura ambiente. Disporre a fontana la farina setacciata, aggiungere il sale, il lievito e lo zucchero. Unire il burro e e le uova e lavorare il tutto velocemente con la punta delle dita fino a formare una palla di pasta liscia. Coprire con la pellicola trasparente e lasciar raffreddare in frigo per almeno mezzora.
Crema pasticcera: 1/2 l di latte, 125 gr di zucchero, 4 tuorli d’uovo, 50 gr di farina 00, 1/2 stecca di vaniglia o un po’ di buccia di limone grattugiata
In una pentola capiente portare a ebollizione il latte con la stecca di vaniglia o con la buccia di limone, da lasciare in infusione qualche minuto prima di rimuoverli. Mescolare zucchero e farina, aggiungerli ai tuorli sbattuti con la frusta e mescolare con il latte caldo fino a ottenere un composto omogeneo e senza grumi. Trasferire la crema in una pentola, portare a ebollizione su fuoco dolce e mescolare continuamente fino a che non si sarà addensata.
A questo punto, tirare la pasta frolla, foderare gli stampini singoli, riempire di crema pasticcera, coprire con uno strato di pasta frolla, spennellare con tuorlo d’uovo sbattuto e infornare a 200°C per circa 20 minuti. Servire i pasticcioni caldi.
Nota: Questa è la ricetta originale, che può subire diverse varianti. Io, ad esempio, ne ho mangiata una versione al cioccolato, che in molti non riconoscono come il vero pasticciotto. In fondo, però, chi mangia solo pizza Margherita in quanto originale?
CHI SONO
Federica Giuliani
Federica Giuliani, giornalista e storyteller, viaggio per raccontare luoghi e cibi dal mondo. Il blog Travel To Taste è un marchio ®, per scrivere delle mie esperienze di viaggio narrate attraverso profumi e sapori: che si tratti di reportage giornalistici o di storie romanzate, passano sempre attraverso pennellate di colore ed emozione.