Cose che non dovresti mai dire a chi soffre

Una ricerca ha dimostrato che il dolore fisico, e immagino anche emotivo, sia alleviato se si viene tenuti per mano da una persona amata.

Una semplice stretta di mano può aiutare a sopportare qualcosa di grande, che toglie il respiro e la forza anche alla persona più equilibrata.

Eppure, quando ci si ritrova di fronte a qualcuno che soffre di un dolore profondo, difficilmente si sa come comportarsi. C’è chi ha paura di disturbare e sta alla larga (non capendo il senso di abbandono del sofferente), c’è chi tenta un approccio con un sms, c’è chi si precipita anche solo per darti un abbraccio. Non c’è un modo giusto per aiutare chi soffre, ma credo però che ce ne siano di totalmente sbagliati.

Non ho mai pensato che il mio dolore fosse più forte di quello di altri, anzi. Durante le tre settimane di coma di papà mi sono ripetuta a mo’ di mantra che soffre molto di più chi ha un genitore con l’Alzheimer o chi lo ha perso in giovane età. Mio papà aveva 85 anni, ha goduto di una vita felice, piena di soddisfazioni e senza problemi di salute. Ma quando è arrivato il suo momento, nonostante tutto, la pena per tutti noi è stata (e lo sarà a lungo) enorme.

Quando si soffre si diventa estremamente fragili e poco tolleranti: capita anche a chi, come me, ha un carattere notoriamente forte e apparentemente aggressivo. Tutto fa piangere e appesantisce una situazione già precaria. Perciò, ci va delicatezza nei modi e nelle parole.

Sto scrivendo queste righe come memento anche per me che, durante i miei 44 anni, ho sicuramente trattato in maniera sbagliata qualcuno; oggi me ne dispiaccio, perché ho constatato sulla mia pelle di quanto poche parole sbagliate possano ferire nel profondo.

Da quando ho portato papà al Pronto Soccorso a quando è mancato, tre settimane dopo, mi è stato detto di tutto. Ovviamente, c’è anche chi mi ha aiutato con naturalezza e sincerità (vi ringrazierò per sempre) ma non è per loro che ho scritto tutto questo.

Premesso che non provo rancore per nessuno, vorrei mettere un velo di ironia su frasi e comportamenti infelici, dettati forse dall’imbarazzo per la situazione. Se qualcuno dovesse riconoscersi in qualcosa, non si arrabbi ma faccia tesoro delle mie riflessioni. Se poi dovesse prendersela, pazienza, vuol dire che il nostro rapporto non era poi così profondo.

 

Le cose da non dire a chi soffre

 

Papà è in coma e stiamo aspettando che si spenga.

Ah sì, mio zio c’è rimasto 5 anni. [Quando si è già disperati, è meglio non prospettare un futuro ancora più funesto.]

Ok tuo papà è in quelle condizioni, ma tanto tu sei forte.” [E quindi la cosa non mi tange? Non ci penso e vado oltre? Faccio come se non fosse accaduto nulla? Chi è forte non soffre? Esattamente, cosa volevano dirmi?]

Aggiungere peso a un peso già enorme. [Non chiedete dettagli, se non arrivano spontaneamente; non parlate di “sfortuna”; non tirate fuori tutti gli argomenti noir che avete sentito al TG. All’inferno l’altra persona già c’è, mostrate piuttosto la via per uscirne vivo.]

Raccontare di tutte le disgrazie di cui sei a conoscenza. [È un argomento che poco tollero anche quando sto bene, ma quando uno soffre perché instillargli nella mente pensieri emotivamente logoranti?]

Rifiutarsi di partecipare a un funerale perché non se ne condividono la modalità. [Cerco sempre di rispettare gusti e decisioni altrui e poco capisco chi non lo fa con me. Abbiamo cremato papà, sparso le ceneri e fatto un rinfresco con parenti e amici per ricordarlo tra le risa e non tra le lacrime. C’è chi non è voluto venire: l’ho accettato, ma il dispiacere è stato tanto.]

Disperarti, costringendo me a consolare te. [Quando ho dovuto comunicare la dipartita di papà, spesso mi sono trovata a dover consolare gli altri. Da un lato è stata una cosa dolce perché ho capito da quanto affetto e apprezzamento fosse circondato, dall’altro… la rabbia per non poter cedere nemmeno in quel momento è montata velocemente. Ero pur sempre la figlia.]

Prospettare un futuro funesto per il genitore rimanente e per te che lo dovrai gestire. [Non mi piace ipotecare il futuro, e il 9 gennaio mi è stato dimostrato una volta di più che non possiamo sapere cosa ci riservi la vita da un’ora all’altra, e cerco di vivere il momento. Ma se senti la necessità di dirmi che non viaggerò più, che non troverò mai nessuno di affidabile per mamma, che lei mi farà vedere i sorci verdi etc etc, beh… non riuscirai mai a portarmi al tuo livello di depressione, nemmeno in questo momento.]

Dire di darsi una ripigliata. [Difficilmente mi abbatto, ma se capita è bello sapere di avere qualcuno a cui aggrapparmi. Certo che mi riprenderò, ma quando le forze me lo permetteranno, non quando ne avrai bisogno tu.]

Quando non sai cosa dire, non sottovalutare il potere del silenzio e di un abbraccio. 

Se solo l’empatia si potesse insegnare (anche ad alcuni medici), il mondo sarebbe migliore. E invece…

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  • Mario 2 Marzo 2018

    Cara Federica,invece di un inutile ma sincero “”sono d’accordo””ti mando un grande abbraccio.

  • traveltotaste 5 Marzo 2018

    Un grande abbraccio anche a te.

  • mollyschreiber 7 Marzo 2018

    Bea vuole stare vicino a me, ma nella notte anche Bianca si sposta, si allunga, si allarga, spingendo papà quasi fuori da letto. (Non nego che qualche volta ho trovato la parte del letto di papà occupato da Bianca e lui nel letto della piccola!