Assaggi5 Minuti

Gin and Tonic: curiosità e dove bere a Torino il cocktail più amato

Sono da sempre una fan del Gin and Tonic. Mi piace secco, con una tonica abbastanza amara da stimolare il palato.

Negli ultimi anni la distillazione del gin ha preso piede anche in Italia arricchendo il mercato con una vasta proposta di prodotti artigianali. Ma quali sono le differenze tra le tante tipologie? Prima di tutto bisogna dire che l’antesignano del gin come lo conosciamo oggi è il Jenever olandese, di cui ho avuto il piacere di visitare un paio di produttori a Schiedam. Si tratta di un blend di due diversi distillati, un tempo utilizzato come medicinale. E il gin?

  • London Dry Gin: Il termine dry indica l’aggiunta dei un massimo di 0,1 gr/litro di dolcificante ed è forse il più diffuso. Nella versione Distilled è prevista più di una distillazione a cui possono essere aggiunti aromi.
  • Old Tom: Fa sempre parte della famiglia dei London Gin e viene addolcito con glucosio o, come si faceva in origine, con l’aggiunta di liquirizia e semi di finocchio.
  • Plymouth: Deve il nome al luogo dove viene prodotto (una città portuale nel sud ovest dell’Inghilterra: precisamente sulla costa meridionale del Devon) e si distingue per gli spiccati aromi agrumati.
  • Compound/Bathtub: Lavorazione nata nel periodo del proibizionismo che, al posto della distillazione, prevede la macerazione a freddo di spezie ed erbe in alcol.
  • Sloe Gin: Si ottiene da una base di London Dry a cui vengono aggiunte bacche di prugnole selvatiche. Per la sua gradazione alcolica moderata, più che un gin ricorda un rosolio.

E l’acqua tonica?

Per un buon drink, però, è necessaria anche un’ottima tonica.

Nel 1783, in Gran Bretagna, Johan Jacob Schweppes – orologiaio per professione e scienziato per diletto – trovò il modo di catturare le bollicine di anidride carbonica per creare un’acqua effervescente. Era nata l’acqua tonica. All’inizio veniva somministrata dai medici per trattare indigestioni e gotta, ma fu nell’Ottocento che gli ufficiali dell’esercito britannico di stanza in India aggiunsero il chinino in polvere (insieme allo zucchero), efficace per combattere la malaria. Dal 1870 questa Indian Tonic Water venne utilizzata per rendere più godibile il gin.

Il Gin and Tonic ha salvato più vite e menti inglesi di tutti i dottori dell’Impero.

Sir Winston Churchill

Oggi esistono molte varietà di acqua tonica: l’Indian è più amara e secca, la Botanical è profumata con erbe e fiori, la light è dolcificata con sostanze meno caloriche dello zucchero, l’aromatizzata, infine, prevede l’aggiunta di ingredienti (come lo zenzero) che non la rendono adatta alla mixology, soprattutto se si parla di Gin and Tonic.

Dove bere un buon Gin and Tonic a Torino

Al Turin Palace Hotel (Via Paolo Sacchi, 8) è possibile scegliere da una ricca carta di Gin per un cocktail d’autore, da accompagnare agli amouse bouche di Giuseppe Lisciotto, chef de Les Petites Madeleines (il ristorante dell’hotel): “Ostrica Pojet, Gin e mela verde”, “Tartare di Cervo, insalata Belga e ribes” e “Sfera di Salsa Tonnato”.

D’estate, inoltre, è un piacere sorseggiare un Gin and Tonic sulla splendida terrazza che domina il centro cittadino.

Curiosità: il Gin Craze

Il Gin Craze fu un periodo della prima metà del XVIII secolo durante cui il consumo di gin aumentò rapidamente in Gran Bretagna, soprattutto a Londra.
Il Parlamento approvò cinque grandi atti volti a controllare il consumo del distillato. Sebbene fossero disponibili molte bevande simili e il consumo di alcol fosse considerevole a tutti i livelli della società, il gin ha causato la maggiore preoccupazione. Gli storici dicono che il consumo di gin sia stato ridotto non a causa della legislazione, ma a causa dell’aumento del costo del grano. La mania del gin terminò nel 1757. A testimonianza del periodo ci sono Beer Street e Gin Lane, due stampe realizzate nel 1751 dall’artista inglese William Hogarth. Progettati per essere visti uno accanto all’altro, descrivono i mali del consumo di gin in contrasto con i pregi del bere birra.

 


traveltotaste-federica-giuliani

CHI SONO

Federica Giuliani

Federica Giuliani, giornalista e storyteller, viaggio per raccontare luoghi e cibi dal mondo. Il blog Travel To Taste è un marchio ®, per scrivere delle mie esperienze di viaggio narrate attraverso profumi e sapori: che si tratti di reportage giornalistici o di storie romanzate, passano sempre attraverso pennellate di colore ed emozione.

SCOPRI CHI SONO