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3 giorni a Istanbul: cosa fare nella città dei Sultani

“Se il mondo fosse un solo Stato, la capitale sarebbe Istanbul”

Napoleone Bonaparte

Bisanzio come città greca, oppure Costantinopoli, come capitale dell’impero romano d’Oriente o, in turco, Istanbul, capitale dell’impero ottomano. Comunque la si voglia chiamare, questa città è una porta aperta sull’Oriente.

Si erge nel continente europeo e in quello asiatico, divisa dal Bosforo, lo stretto che collega il Mar Nero con il Mar di Marmara. Il Corno d’Oro è il porto naturale sulla riva europea del Bosforo, su cui si estende il centro storico.

Per conoscere davvero Istanbul non basterebbe una vita, ma tre giorni sono un tempo sufficiente per innamorarsene e decidere di tornare.

Giorno 1: Sultanahmet, moschee e caffè

La Sultan Ahmet Camii, meglio conosciuta come Moschea Blu, è uno dei monumenti identificativi di Istanbul. È l’unica moschea a poter mostrare sei minareti, più di essa può solo la moschea di Ka’ba, a La Mecca, che ne vanta sette. Tale particolarità architettonica è dovuta, secondo una leggenda, a un fraintendimento: il sultano Ahmed I, non potendo eguagliare la magnificenza della Moschea di Solimano (Suleymaniye Camii) né quella di Aya Sofia, pensò di distinguerla facendo realizzare i minareti d’oro. L’architetto, però, fraintese le parole del sultano, capendo “altı” (che in turco significa “sei”) anziché “altın” (oro).

Se non si soffre di claustrofobia ma si apprezzano le atmosfere un po’ misteriose, c’è l’imperdibile Yerebatan Sarnıcı, la Basilica Cisterna. Se un tempo raccoglieva acqua sufficiente per soddisfare il fabbisogno cittadino, oggi è palcoscenico per concerti e spettacoli, data la sua acustica perfetta. Ricordate però di non osservare la Medusa negli occhi, potreste rimanere pietrificati. Se una visita all’imponente Aya Sofya, la basilica di Santa Sofia considerata una delle meraviglie del mondo, è imprescindibile, una sosta caffè è necessaria. Un caffè turco perfetto deve essere preparato seguendo alcune regole. Il pentolino di rame in cui viene preparato si chiama cezvee la dose giusta per la preparazione è due cucchiaini di polvere di caffè per due tazze d’acqua. Per avere il sapore tipico deve essere bollito due volte e lo zucchero va aggiunto durante la fase di cottura. Si beve con pazienza, sperando di trovare qualcuno che poi sappia leggere il futuro nei fondi. Nel Museo del caffè, ospitato nelle splendide sale del Museo dell’Arte Turca e Islamica, viene insegnata la giusta tecnica di preparazione con tanto di certificazione finale. Il caffè turco, infatti, è Patrimonio UNESCO e merita ogni attenzione.

Giorno 2: Beyazıt ed Eminönü, tra shopping e una buona colazione

Kapalı Çarşı, il Gran Bazar, anche se ormai è soprattutto turistico, vale la pena di essere visitato. Fu fatto costruire dal Sultano Fatih Mehmed, ma l’acqua e gli incendi lo danneggiarono pesantemente e circa 250 anni fa assunse la struttura attuale.

Nella zona del Bazar bisogna prendersi il tempo per gustare una tradizionale kahvaltı, la tipica colazione turca. Si tratta di un vero e proprio rito che si svolge ogni giorno seduti comodamente ai tavoli dei numerosi locali adibiti esclusivamente a questo pasto, ikahvaltı salonu. Formaggi a pasta molle o dura, erborinati o delicati, pomodori, olive, miele, burro e crema accompagnati con soffice pane appena sfornato. Da bere, il classico çay. Curiosità: il miele viene servito con il favo, da consumarsi tutto insieme, masticandolo a piccoli pezzi. Per la preziosa composizione della cera e del miele, ha un effetto benefico contro la bronchite e i disturbi alle vie respiratorie. Si usa anche come prevenzione della sinusite causata dal polline e protegge le gengive dalla placca.

Al Mısır Carşısı si va certo per le spezie e i dolci, ma anche per vedere la Rüstem Pasha Camii, forse la più bella tra le moschee minori di Istanbul. Si trova in Hasircilar caddesi, e dalla sua posizione sopraelevata permette di osservare da un angolo privilegiato il vivace mercato. La moschea è famosa per le ceramiche di Iznik, che in questo luogo, oltre al tradizionale colore blu, presentano anche il rosso e turchese.

Giorno 3: Palazzo Topkapı e Galata

Il Topkapı Sarayi è un’oasi di pace dove rifugiarsi per sfuggire al caldo estivo e al traffico cittadino. Nel palazzo è custodito lo splendido tesoro imperiale, ma quello che forse non si sa è che nelle sue cucine fu creato il più famoso dei dolcetti turchi: il lokum. Ali Muhiddin Hacı Bekir, pasticcere dell’antica corte di Istanbul, sentì il sultano lamentarsi di essersi rotto un dente a causa di una caramella troppo dura chiedendo ai cuochi di inventarne un nuovo tipo che fosse, però, morbido. Il pasticcere, che proveniva da una città situata sulle montagne anatoliche, ideò subito una nuova ricetta che contenesse le profumate rose della sua regione. Il risultato fu talmente morbido e aromatico che il nome assegnato a questa specialità fu Rahat lokum, letteralmenteconfortevole delizia.

Attraversando il ponte di Galata, dopo un doveroso assaggio del tipico panino con le sardine, si arriva infine nell’omonimo quartiere sovrastato dalla torre. Questo è il posto giusto per curiosare tra negozi di design, arte e moda.

Relax all’hamam

La parola hamam deriva dall’arabo e significa “scaldare”; motivazioni di ordine religioso e igienico rendono questo spazio un piacevole luogo d’incontro e, come dice Sherazade nelle Mille e una Notte:”Una città, per essere una vera città, deve avere un grande Hamam”. Avvolti nel peştemal, il tipico telo di cotone, bisogna avere la pazienza di rimanere sdraiati sulla piattaforma centrale di marmo, mentre goccioline d’acqua calda cadono sul corpo e guardare i giochi di luce tra il vapore e il sole, che filtra dai fori nel soffitto a volta. Seguono il peeling, effettuato tramite un guanto ruvido, e il savonnage, insaponatura fatta da un massaggiatore.

Un hamam storico (risale al 1454) poco appariscente ma tradizionale, per nulla turistico, è l’Ağa Hamamı: un indirizzo prezioso per rigenerarsi dopo una giornata trascorsa a esplorare la bella Istanbul

Ti servono altre informazioni su Istanbul? Le trovi sulla guida che ho scritto per ViaggiAutori.


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CHI SONO

Federica Giuliani

Federica Giuliani, giornalista e storyteller, viaggio per raccontare luoghi e cibi dal mondo. Il blog Travel To Taste è un marchio ®, per scrivere delle mie esperienze di viaggio narrate attraverso profumi e sapori: che si tratti di reportage giornalistici o di storie romanzate, passano sempre attraverso pennellate di colore ed emozione.

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